Titolo: L'arte di tacere
Autore: Abate Dinouart
Editore: Sellerio Editore Palermo
Pagine: 104
Anno: 1989
Trama
Si scrive male, si scrive troppo, si scrivono cose inutili. La smania di parlare e di scrivere è una patologia conclamata della nostra era ossessionata dal bisogno di esternazione a ogni costo. In tempi in cui fioriscono da ogni parte manuali su come scrivere meglio e superare il noto "blocco dello scrittore", questa breve trattazione dell'abate Dinouart, apparsa per la prima volta nel 1771 e da allora continuamente ristampata, propone un vero e proprio ribaltamento prospettico del problema comunicativo. L'arte di tacere non è un semplice invito al silenzio, un manifesto del mutismo, ma un'analisi delle infinite possibilità della continenza verbale e scritta. "Il silenzio è necessario in molte occasioni" dice l'abate "ma bisogna sempre essere sinceri: è possibile tenere per sé certi pensieri, ma non fingerli. Esistono delle maniere di tacere senza chiudere il proprio cuore, di essere discreto senza essere cupo e taciturno, di nascondere alcune verità senza coprirle con menzogne".
Recensione
"L'arte di tacere" è uno dei libri che ho trovato nel bustone di libri che mi ha regalato mio zio (se siete curiosi ho fatto un video su youtube in cui li mostro tutti: Un bustone pieno di libri!!!).
Sinceramente non mi incuriosiva più di tanto, più che altro l'ho letto perchè sto partecipando alla Book challenge iRead e una delle voci chiedeva di leggere un libro scritto da un autore francese. Essendo l'unico libro che ho (almeno credo) scritto da un autore francese l'ho messo subito in lettura.
Prima dell'inizio del libro vero e proprio, c'è un'introduzione scritta da Jean-Jacques Courtine e Claudine Haroche. Ci viene presentato l'abate Dinouart, un'ecclesiasta "mondano" del XVIII secolo, che pubblicò "L'art de se taire" nel 1771 a Parigi. Egli scrisse su svariati soggetti, in particolar modo sulle donne. Courtine e Haroche, comunque, ci spiegano subito che "l'arte di tacere" è una paradossale arte della parola: non è tanto un'arte di far silenzio, quanto un'arte di fare qualcosa all'altro con il silenzio.
Il libro è diviso successivamente in due parti. Nella prima vengono elencati i principi necessari per tacere e i diversi tipi di silenzio con le loro cause, quindi si parla dei difetti più comuni della lingua ovvero parlare male, parlare troppo o non parlare a sufficienza. Nella seconda, invece, Dinouart si sofferma sullo scrivere male "talvolta si scrive troppo o non si scrive abbastanza". Per farvi capire meglio: tantissimi autori scrivono male o troppo mentre altri dotati di grande erudizione che dovrebbero scrivere di più amano tacere.
E', come avrete capito, un piccolo libricino pieno di importanti riflessioni veritiere. Consiglio sicuramente a tutti gli autori di leggerlo, ma anche a chi parla troppo senza pensare o a chi parla troppo poco. In poche parole è un saggio adatto a tutti perchè tutti possono imparare qualcosa di più dalla sua lettura.
Andrea, piacere di conoscerti. Bel blog. Dal libro che ho letto di psicologia, ho scoperto che io soffro della psicotrappola di socializzare tutto. Così il dottor Giorgio Nardone (non so se la conosci). Questo a volte porta vantaggio, ovvero uno sfogo (solo temporaneo), e nella maggior parte dei casi, porta solo casini e guai. (...)
RispondiElimina... mi dicesti tu... e la persona comincia con una filippica inutile. Devo imparare un po a stare zitto. Parlo troppo. Hai qualche suggerimento per raggiungere questo scopo ?
Ciao Andrea, grazie mille :) no comunque non conosco il dottor Giorgio Nardone e non conoscevo il suo libro (sono andata a cercarlo su internet). Comunque da laureata in psicologia posso consigliarti di parlarne con qualcuno del settore (realmente e non attraverso un pc) se il tuo "problema" ti causa "problemi". Fammi sapere poi :)
RispondiEliminaNon è che mi crea problemi, devo solo scegliere le persone giuste con cui parlare. Ma io parlo un po con tutti. E molta gente se ne approfitta tutto qui. Grazie per avermi risposto.
EliminaCiao (non so il tuo nome), comunque ho risolto diversamente. Mi sono imposto un silenzio interiore cosi non esagero a parlare. Aspetto che gli altri mi rivolgano la parola, e rispondo più brevemente possibile in modo da non dare adito alle persone di continuare a parlare e, quindi di conseguenza si creano meno momenti imbarazzanti. L'ho sperimentato ieri e al dire il vero ha funzionato.
Elimina