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martedì 9 ottobre 2018

Recensione "Incantesimi nelle vie della memoria" di Giuseppe Gallato



Titolo: Incantesimi nelle vie della memoria
Autore: Giuseppe Gallato
Editore: Caravaggio 
Pagine: 150
Anno: 2018









Prima di scoprire il tema dei racconti di "Incantesimi nelle vie delle memoria" sono stata particolarmente attratta dalla copertina, come potete ben capire, che è davvero fantastica! Dopo aver letto il primo racconto sono stata felice di scoprire che anche il contenuto prometteva davvero bene e adesso che l'ho terminato posso sicuramente dirvi che, nonostante io non ami molto il genere dei racconti, ho apprezzato molte di queste storie. 

Sono assolutamente ben scritte e attraversano generi che vanno dal fantasy all'horror al fantascientifico. Ciò che, tuttavia, li rende particolari è il tema principale trattato dall'autore ovvero il tema del viaggio, un viaggio onirico che però è sempre su un confine non ben definito tra realtà e fantasia. Personalmente è un argomento che amo e avrei sicuramente preferito che alcune di queste storie venissero approfondite, che avessero un seguito. Questa è la pecca dei racconti purtroppo, almeno per quanto mi riguarda, la non possibilità di addentrarsi completamente all'interno di una storia e il non riuscire ad affezionarsi ai personaggi. 


I racconti contenuti all'interno di questo libro sono dieci. Ovviamente non sto qui a parlarvi approfonditamente di ognuno di loro, anche perchè essendo brevi non posso poi dir molto, ma vi farò alcuni esempi raccontandovi qualcosa  dei miei preferiti.

Iniziamo subito alla grande perchè il primo, Echi oltre il confine, mi è rimasto sicuramente impresso e questo è uno di quelli di cui avrei voluto leggere un seguito. Conosciamo subito alcuni personaggi che già dai nomi ti fanno addentrare nel mondo fantasy e che mi hanno ricordato molto Il Signore degli anelli, come Mizar, Tiadar, Drok e Breven. Inizialmente si resta un pò spiazzati, ma subito dopo si arriva a comprendere il senso del racconto: è il teatro di apertura verso il mondo onirico alternato al mondo reale che l'Autore si appresta a narrare. 
Nel racconto Lo spettro dell'oblio, invece, si affronta un altro tema molto interessante, quello del confine tra la vita e la morte. Kyle, infatti è in coma, è intrappolato in un limbo di ricordi, è perseguitato da un incubo che non ha mai fine, ma a illuminare il suo cammino, a infondergli speranza c'è una voce che non lo abbandona mai, la voce di Claire.
Tra tutti, però, il mio preferito è stato il quinto racconto, Rintocchi di tenebra. Qui il protagonista è Gray, un uomo che soffre di disturbo dissociativo dell'identità e per questo motivo è in cura da 4 anni dal dottor Woom. Quest'ultimo ricorrerà all'ipnosi per cercare di far confrontare tra loro le quattro personalità di Gray.

Oltre ad essere delle storie particolari e interessanti c'è da dire che il tutto assume valore grazie all'impeccabile scrittura dell'Autore, grazie alle descrizioni molto accurate e, soprattutto, grazie alle ambientazioni create che molto spesso vertono sul cupo, sul tetro, tipico dei racconti horror.



venerdì 18 maggio 2018

Segnalazione "L'ombra di Lyamnay" di Annarita Faggioni


Buongiorno lettori!

Oggi vi segnalo un romanzo sci-fi, primo della collana di libri 

in collaborazione tra PubMeGold e Il Piacere di Scrivere


"L'ombra di Lyamnay"

di Annarita Faggioni


Titolo: L'Ombra di Lyamnay
Autore: Annarita Faggioni
Genere: Fantascienza - Distopico
Casa Editrice: PubMeGold
Collana: Il Piacere di Scrivere
Pagine: 216
Codice ISBN: 978-8871635286



Trama


In una città unico baluardo della razza umana, avvengono fin troppe cose  strane, spacciate per normali. In questo romanzo di fantascienza nulla è  da dare per scontato. Chi si nasconde dietro la figura alata che gira nel buio della città? Quali sono gli intrighi che nasconde la Torre che tutto muove?
Compito del protagonista, che pensa già di sapere tutto, è sbrogliare la  matassa, e, perché no, cercare di tornare a casa nel più breve tempo  possibile, prima che qualcuno tenti di ucciderlo.


Estratto


Un sistema cruento ed efficace determinava l'esistenza a Skylhope. Ogni  dettaglio era studiato per concentrare l'attenzione sul bisogno e  sull'immediato. Ogni minaccia al sistema portava all'uscita dal  perimetro e alla conseguente morte per le scariche elettriche  improvvise. Il sistema garantiva l'esistenza e quel modo di vivere  rendeva efficace quella struttura come semplice dato di fatto: una realtà  da seguire, senza crearsi troppi problemi. Benché gran parte della  documentazione di Skylhope fosse digitalizzata, una voce meccanica la  raccontava, leggendola: si ripetevano così fedelmente le parole, in modo  che chi ne fruisse non avesse la necessità di ipotizzare una voce  interiore. D'altra parte, oltre a poche scritture private, Skylhope non aveva bisogno di altro.




Il sistema nasceva dalla totale insensibilità degli abitanti e attorno a  tale peculiarità si sviluppava. Un complesso meccanismo a metà tra  l'educazione e l'adattamento consentiva questo risultato, a scapito  della sensibilità al tatto e della capacità di leggere nel pensiero  (quest'ultima definitivamente scomparsa). Un effetto collaterale era,  però, la totale estraneità a ogni emozione. Naturalmente, Skylhope non  aveva abitanti anziani, incapaci in così poco tempo di adattarsi ai  ritmi ferrei e al nuovo stato di cose. I parametri per selezionare gli  abitanti (così come John aveva sospettato) erano stati pochi e  indispensabili. L'età media degli individui intorno a lui non superava i  diciassette anni. Già in entrata, le Forze Internazionali dovevano aver  stabilito due caratteristiche ben precise nei nuovi abitanti delle  città-prototipo: il carattere remissivo e la totale assenza di  curiosità. Menti malleabili, ma determinate in caso di necessità dal  cuore instabile quanto il clima circostante: per questi, l'invito docile  si rivelava un comando irresistibile. Così, le differenze tra gli  individui erano state appianate e superate senza torture, né particolari  ostacoli.